I risultati

In generale, il progetto BIOSTRE ha mostrato che la variabilità genetica tra le popolazioni del Trentino è maggiore di quella che si osserva tra lo stesso numero di popolazioni europee provenienti da aree distanti geograficamente. Questo risultato mostra che anche in un’ area ristretta, come quella trentina, la variabilità genetica umana è apprezzabile, anche se questo è vero solo in termini relativi. Bisogna infatti considerare che in termini assoluti essa è molto ridotta (~1%) dato che la popolazione Europea nel complesso risulta piuttosto omogenea geneticamente. La variabilità genetica nel caso del Trentino, come in tutte le altre popolazioni, risiede infatti soprattutto al loro interno  piuttosto che tra popolazioni differenti (>90%). 

Inoltre, in riferimento al primo obiettivo del progetto, la ricerca  ha evidenziato che l’elevata variabilità genetica osservata tra le popolazioni trentine non è da relazionarsi semplicemente alla loro diversità culturale. Il confronto, infatti, tra la variabilità genetica e quella linguistica rappresentata da tre gruppi principali (Italiano, Ladino e Cimbro) o da sei gruppi dialettali (V.Fassa: Ladino; V.Non e V.Sole: semi-Ladino; V.Giudicarie: dialetti occidentali; V.Primiero e V.Fersina: dialetto orientale; V.Fiemme: dialetto dell’Avisio e V.Adige:dialetto centrale, come suggerito da Bertoluzza, 1991 ) ha mostrato che non esiste nessuna chiara relazione tra loro. 

Inoltre, il gruppo germanofono dei Cimbri di Luserna mostra una marcata differenziazione genetica, non solo a confronto con le altre popolazioni trentine, ma anche rispetto alle altre popolazioni europee, comprese le bavaresi di origine e di lingua affine.  Inoltre, l’altra minoranza linguistica presente nel territorio, i Ladini della Val di Fassa, risultano geneticamente simili, soprattutto a livello del DNA mitocondriale, alle altre popolazioni trentine di lingua italiana. Questa comunità poi mostra una maggiore affinità con la vicina Val di Fiemme. Questo si può osservare ad esempio nel numero di linee genetiche condivise (aplotipi) che risultano maggiori tra individui provenienti da queste due località. Tuttavia, la maggiore condivisione di linee mitocondriali è stata osservata tra le popolazioni provenienti dalle Valli di Non e Sole mentre la comunità della valle del Fersina (di S.Orsola Terme) non presenta nessun aplotipo condiviso con le altre popolazioni trentine analizzate.   Inoltre, sempre in riferimento ai Ladini, il confronto dei risultati forniti dal progetto BIOSTRE sul gruppo della Val di Fassa con i dati disponibili in letteratura sugli altri gruppi, quelli della Val Gardena e Val Badia in Sud Tirolo e di Colle Santa Lucia in Veneto (Thomas et al., 2008; Vernesi et al., 2002), ha permesso di chiarire meglio le relazioni genetiche all’interno dei Ladini dolomitici. La ricerca ha evidenziato che esiste una grande eterogeneità genetica tra i gruppi provenienti dalle differenti aree, soprattutto a livello del marcatore femminile, confermando quanto osservato da Thomas e collaboratori nel 2008. D’altro canto, si sono evidenziate nella popolazione fassana alcune linee del cromosoma Y rare o assenti nelle altre popolazioni Trentine ed Europee che però non sono valutabili negli altri gruppi di Ladini a causa del minore livello di risoluzione dei dati di confronto. Ulteriori indagini si renderanno necessarie al fine di stabilire se queste varianti sono esclusive della popolazione ladina della Val di Fassa o se sono presenti anche nelle altre comunità ladine delle Dolomiti.

Un altro importante risultato del progetto BIOSTRE riguarda la relazione tra la struttura genetica delle popolazioni trentine e la geografia (obiettivo 1). Si sono confrontate le distanze genetiche tra le popolazioni con quelle geografiche ottenute, non semplicemente come distanze lineari, ma come distanze (in km) dei percorsi più brevi percorribili a piedi, tenendo conto della presenza di eventuali barriere naturali (come per esempio, montagne o fiumi , passi, etc..). Questo confronto ha permesso di rilevare che non c’è nessuna significativa correlazione tra loro ad indicare che la distanza geografica non ha influito sui rapporti genetici tra le popolazioni. 

La stima di importanti parametri demografici (mismatch distribution, la taglia effettiva e il tasso di cresicita delle popolazioni ad esempio) ha permesso però di evidenziare che la geografia ha avuto un ruolo importante sulla struttura genetica delle popolazioni del Trentino e sulla loro storia demografica.  Le popolazioni provenienti dalla zona centro-occidentale (Val di Non, Sole, Giudicarie ed Adige) mostrano chiari segni di espansione e crescita demografica, mentre quelle provenienti della parte orientale (Val di Fassa, Fiemme, Primiero, e in maggior misura, Fersina e Luserna)  portano i segni di una crescita demografica piuttosto limitata nel tempo. La popolazione della Valle dell’Adige è quella che mostra più marcatamente i segni di espansione e questo si accompagna anche ad una elevata variabilità genetica. Questi risultati sono in accordo con i dati archeologici e storici che ci raccontano di una  zona, quella centro-occidentale, più densamente popolata sin da i tempi più antichi perché più favorevole all’insediamento umano rispetto a quella orientale. Questo potrebbe dipendere dalle caratteristiche morfologiche del territorio. L’area centro-occidentale, infatti, presenta zone più favorevoli all’insediamento umano, per la presenza di terreni adatti all’agricoltura e vie di comunicazioni come la Valle dell’Adige e il lago di Garda. Inoltre, la valle dell’Adige ha sempre rappresentato un una sorta di corridoio tra le varie comunità.

Infine, un risultato interessante della ricerca riguarda la popolazione cimbra di Luserna. Questa comunità mostra, come si è detto, una marcata differenziazione genetica rispetto a tutte le altre popolazioni. Inoltre, i Cimbri mostrano i valori più ridotti di diversità genetica, molto più evidente per i marcatori genetici trasmessi per via paterna. La variabilità del cromosoma Y, infatti, è rappresentata solo da tre linee genetiche, appartenenti per lo più ad un unico aplogruppo (R1b), corrispondenti a tre differenti cognomi. Infine, nella comunità sono presenti degli aplogruppi mitocondriali ad una frequenza marcatamente superiore rispetto a quella osservata nelle  altre popolazioni europee, mentre, al contrario, sono assenti alcuni degli aplogruppi più frequenti in Europa. I dati genetici nel complesso hanno portato ad ipotizzare che la comunità cimbra di Luserna abbia sperimentato una forma di deriva genetica, il cosiddetto “Effetto del Fondatore”. Questo porta alla formazione di una nuova popolazione, a partire da una più grande e più variabile, da parte di un numero ridotto di individui portatori solo di una porzione della variabilità genetica della popolazione originale. Questo effetto ha interessato soprattutto la parte maschile della popolazione di Luserna. Il confronto dei dati genetici con quelli storico-demografici e linguistici sulla comunità ha permesso di confermare questa ipotesi (Moz, 2001; Gamillscheg, 1912). 

In riferimento al secondo  scopo del progetto, l’analisi degli aplogruppi del DNA mitocondriale ha mostrato che le popolazioni Trentine conservano un substrato genetico europeo molto antico. Questo è testimoniato dalla presenza nel loro pool genetico soprattutto (~ 55%) di aplogruppi associati alle prime fasi del popolamento dell’Europa da parte di popolazioni asiatiche (ad esempio l’ aplogruppo U5;   Paleolitico iniziale, 45,000 anni fa; Soares et al. 2010) ed europee provenienti da alcuni rifugi glaciali dell’Europa occidentale ed orientale (ad esempio H1 ed H3, Mesolitico, 11,000 anni fa, Soares et al. 2010). Al contrario, l’analisi ha mostrato una scarsa presenza (~4%) di aplogruppi mitocondriali associati al periodo Neolitico (ad esempio J2a, circa 8,000 anni, Soares et al., 2010) che è stato trovato solo sporadicamente in Trentino. La stima dell’età degli aplogruppi principali suggerisce che queste linee hanno iniziato ad espandersi nelle popolazioni trentine in tempi antichi (esempio, H1 ha iniziato ad espandersi almeno a partire da 10991± 2550 anni; H3 da 11721± 5146) e che non siano arrivate in regione in migrazioni successive più recenti. Quanto osservato si conferma in generale anche a livello del cromosoma Y. Tuttavia, al momento, l’origine (neolitica piuttosto che paleolitica) di alcuni aplogruppi Europei principali del cromosoma Y  risulta molto controversa , cosicchè non è possibile al momento arrivare a delle conclusioni sulla base dei risultati ottenuti per questo marcatore. Questi risultati favoriscono l’ipotesi di una continuità genetica tra le popolazioni moderne e quelle pre-Neolitiche locali e suggeriscono che l’introduzione delle pratiche agricole in regione (Neolitizzazione) potrebbe essere avvenuta attraverso un processo di acculturazione delle popolazioni mesolitiche, piuttosto che dall’arrivo di gruppi neolitici, così come suggeriscono i dati archeologici in loco (Lanzinger et al., 2000).

I  risultati ottenuti dallo studio della variabilità genetica delle popolazioni moderne sono stati confermati dall’ analisi del dna antico. Infatti, i dati ottenuti dall’analisi dei resti umani  appartenenti ad individui vissuti in regione durante il periodo Neolitico e rinvenuti nella necropoli “La Vela” di Trento, mostrano che gli individui analizzati presentavano delle varianti genetiche comuni anche nelle popolazioni moderne trentine, così come nelle altre popolazioni moderne europee.  Tuttavia, ulteriori dati, provenienti da un numero maggiore di reperti fossili, saranno necessari per confermare questi primi risultati e per chiarire questa importante fase della preistoria trentina ed europea in generale.

I dati genetici saranno disponibili su questo sito dopo la loro pubblicazione, in via di completamento, su riviste internazionali specializzate.

Bibliografia essenziale

Lanzinger M., Marzatico F., Pedrotti A. 2000. Storia del Trentino; La preistoria e la protostoria, Società editrice il Mulino, Bologna.

Cavada E. 2000. Storia del Trentino; L’età romana, Vol II. Il territorio: popolamento, abitati, necropoli. Società editrice il MulinoBologna.

Moz N.A. 2001. Luserna. Terra di uomini liberi. Rovereto: Osiride.

Soraes et al., 2010. The Archaeogenetics of Europe. Curr Biol. 23: 20(4):174-83. Review.