Fauna

Esame archeozoologico preliminare del deposito eneolitico di Isera-La Torretta e confronti con faune coeve del nord-est d’Italia*


Le ricerche ad Isera (1990-91, Ufficio Beni Archeologici prov. Trento) hanno messo in evidenza depositi eneolitici rendenti oltre a copiosa cultura materiale, fittile e litica anche un rilevante quantitativo (10.767) di resti osteologici, di cui nello studio sono stati determinati 2.339. Il complesso osteologico si presenta importante in quanto nell’area Atesina troppo poche sono ancora le faune preistoriche, neolitiche ed eneolitiche oggetto di studio. L’analisi della fauna rende un quadro economico ancora tipico delle faune eneolitiche, momento in cui l’approvvigionamento di carne per mezzo della caccia perde definitivamente d’importanza e viene in gran parte sostituito nell’età del Bronzo con l’apporto reso dall’allevamento. Ad Isera si nota una assoluta prevalenza di resti ossei di cervo (31,04%), mentre scarsissimi risultano il cinghiale (1,41%), capriolo (0,64%), castoro (0,3%), orso (0,34%), lepre (0,04%), camoscio (0,04%) e tasso (0,09%) fig.1. Un selvatico particolarmente cacciato era quindi il cervo, tanto che i suoi resti superano persino quelli di bue che risulta la seconda specie rappresentata, (22,19%), seguita nell’ordine da ovicaprini (21,89%) e maiale (12,83%) fig.1. Per quanto riguarda un ulteriore gruppo di ossa pari al 9,19% del totale, è risultata difficile la specifica attribuzione alla specie in quanto possono appartenere sia al bue che al cervo. In questo quadro i resti ossei dei selvatici ammontano al 33,9%, mentre quelli delle specie domestiche arrivano al 59,91%. L’analisi delle età di morte del bue e dei capro-ovini evidenzia la macellazione sia di individui adulti che giovani, a dimostrazione che lo sfruttamento di questi animali non era unicamente limitato alla resa in carne, ma anche di prodotti secondari. I maiali vengono invece macellati ancora giovani, ovviamente quando la resa in carne era ottimale. Le dimensioni degli animali possono essere considerate medie per l’epoca presa in esame; i buoi si inseriscono meglio fra popolazioni di statura medio e grande che si estinguono (le grandi) già nel Neolitico e poi soprattutto nell’età del Bronzo (medie) per lasciare il passo ad altre sempre più piccole. A Isera, quindi, si riscontra una fauna che come in altri siti neolitici-enolitici è ancora oggetto di un’economia abbastanza basata sulla caccia (vedi Cornuda, Treviso, base del neolitico superiore, con presenza di due terzi di selvatici, o ancora Fimon Molino Casarotto, Vicenza, epoca neolitica dei vasi a bocca quadrata, rendente quasi solo selvatici). Al contrario altre faune preistoriche come quelle di Colombare-Verona (neolitico superiore-Età del Rame) e Monte Covolo-Brescia (neolitico recente e età del Bronzo) Olmo di Nogara (bronzo medio), Ronchetrin (tardo neolitico), Pieve di Colognola (medio-tardo neolitico) nel veneto, Monte Mezzana (eneolitico) nel trentino, il sito altoatesino di Fingerhof (tardo neolitico-bronzo antico) mostrano quasi solo animali domestici. Una prevalenza di domestici con forte rappresentanza di selvatici si rileva a Moletta di Arco (Trento). Altri giacimenti in regione sono conosciuti, ma rendendo pochi reperti, risultano poco significativi.

Interessante, risulta il confronto tra le presenze anatomiche dei due animali maggiormente rappresentati, cioè il bue ed il cervo fig.1: nel cervo le quantità maggiori sono per le ossa degli arti, mentre scarse sono quelle del torace e del cranio. Tale constatazione, fa ipotizzare che il cervo subisse un primo squartamento sul luogo di caccia, (con consumo delle parti meno nobili e più difficilmente conservabili?), lontano dall’insediamento, e che nel trasporto si conservassero soprattutto le parti con grande massa muscolare. Tale fenomeno sembra non riscontrarsi nel bue, certo macellato nell’ambito dell’insediamento. Nonostante le relativamente numerose tracce di macellazione riscontrate sugli arti di bue cervo, orso e cinghiale, non si è potuto ricostruire un preciso modo di operare sulla carcassa dell’animale che si distingua da quello di altri contesti di epoca preistorica.


Bibliografia

BAGOLINI B., BARFIELD L.H., BROGLIO A.; 1973- Notizie preliminari delle ricerche sull’insediamento neolitico di Fimon – Molino Casarotto (Vicenza) (1969-1972). Rivista di Scienze Preistoriche, 28 (1): 161-215.

JARMAN M.R.,1970 – Isera, (Trentino) Cava Nord : Fauna Report, Studi Trentini di Scienze Naturali, sez B, vol XLVII, N. 1, pagg. 78-80, Trento.

RIEDEL A.,1979 – Die Fauna der vorgeschichtlichen Siedlung von Monte Mezzana im Trentino. Preistoria Alpina, 15:93 – 98.

RIEDEL A. 1986 – Ergebnisse von archäologischen Untersuchungen im Raum zwischen Adraküste und Alpenhauptkamm (Spätneolithikum bis zum Mittelalter). Results of some archaeozoological surveys in the area between the adriatic coast and the and the watershed of the Alps (Late Neolithic to the Middle ages). Padusa, 22:1-220.

RIEDEL A., 1988 – The neolihic animal bones deposit of Cornuda (Treviso). Annali dell’Università di Ferrara, sezione Scienze della Terra, 1(6):71-90.


(*) testo di Alfredo RIEDEL, Jasmine RIZZI – Poster presentato alla XXXIII Riunione Scientifica dell’I.I.P.P. – 21-24 ottobre 1997