Isera la Torretta (TN)

Il sito d’altura di Isera (TN): prime considerazioni sulle evidenze strutturali*

(*) testo di Nicola DEGASPERI e Annaluisa PEDROTTI – Poster presentato alla XXXIII Riunione Scientifica dell’I.I.P.P. – 21-24 ottobre 1997

Scavi condotti nel 1990 nel sito d’altura di Isera “La Torretta” (TN) dall’Ufficio Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Trento, hanno messo in luce, in un’area interessata da lavori di cava di basalto, un’imponente sequenza stratigrafica che documenta la frequentazione del dosso dal Neolitico recente all’inizio dell’età del Rame. Un primo esame dei dati di scavo e lo studio tipologico dei materiali hanno permesso di individuare 5 differenti fasi di occupazione (De Marinis, Pedrotti, 1997).

La più antica fase di frequentazione è riferibile all’aspetto berico euganeo della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata e conserva i resti – purtroppo mutilati dal fronte di escavazione della cava – di tre capanne costruite sul versante meridionale del dosso con tecnica mista seminterrato/terrapieno e aventi diverso orientamento. Le tre strutture non sono contemporanee e i dati stratigrafici permettono di seguire diverse fasi di ristrutturazione e di ricostruzione.

La capanna 2, sicuramente tagliata dall’impianto della capanna 3, ha una larghezza di ca. 3 m ed una lunghezza conservatasi per ca. 8 m e presenta un orientamento NW-SE. La quasi completa assenza di buche per palo (un breve allineamento è stato riscontrato solo nella capanna 1) e la costante presenza di canalette subrettilinee di perimetrazione, sono fattori che consentono di avanzare almeno due ipotesi ricostruttive per l’alzato: a) costruzione “pesante” in tronchi orizzontali, saldati con la tecnica del blockbau (tecnica ampiamente attestata nei contesti insediativi alpini); b) costruzione “leggera” ad incannucciato intonacato con graticcio poggiante su basi lignee adagiate orizzontalmente. L’abbondanza di concotti relativi a rivestimentio parietali, rende comunque la seconda ipotesi più plausibile.

I piani pavimentale sono costituiti da semplice battuto di terra e conservano i resti di alcuni focolari variamente strutturati, ma tutti di forma circolare e organizzati lungo l’asse centrale delle capanne.

I focolari della capanna 2 (diam. 80-90 cm) sono costruiti entro una fossetta preparatoria con vespaio isolante in pietre basaltiche e ciottoli di piccola pezzatura e successiva consistente stesura di argilla mista a sabbia con margini rialzati che in un caso conservava una solcatura perimetrale subcircolare.

I focolari della capanna 3 (diam. 85 cm) erano invece dotati di vespaio in pietre di media pezzatura (pietre a spigolo esclusivamente basaltiche) e stesura d’argilla priva di margini rilevati, di forma leggermente convessa.

La compresenza di uno strato carbonioso diffuso e di abbondanti resti di rivestimento parietale induriti dal fuoco, ha suggerito per la capanna 2 l’ipotesi di distruzione ad opera di incendio. Tale evento traumatico sembra provato anche dal rinvenimento in situ di 5 recipienti ceramici completamente ricostruibili, evidentemente coinvolti dal crollo lungo le pareti lunghe quando la struttura era ancora abitata.

Tra i concotti recuperati dallo strato di crollo, rivestono particolare interesse alcuni grossi frammenti decorati a volute spiraliformi con solchi impressi a sezione semicircolare; in alcuni frammenti, i solchi impressi hanno conservato una sorta di pasta biancastra di consistenza cementizia che aveva presumibilmente la funzione di esaltare cromaticamente i motivi decorativi.


Approfondimenti:

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Bibliografia:

DE MARINIS R.C., PEDROTTI A., 1997 – L’età del Rame nel versante italiano delle Alpi centro-occidentali, Atti della XXXI Riunione Scientifica dell’I.I.P.P., “La Valle d’Aosta nel quadro della Preistoria e Protostoria dell’arco alpino centro-occidentale.” Courmayer, 2-5 giugno 1994, pp. 247-300