Val Senales (BZ)

Analisi territoriale dei massi Coppellati della Val Senales


La discussione intorno all’arte schematica non associata a quella figurativa riaffiora solo di tanto in tanto nel dibattito archeologico per due ordini di motivi: un problema cronologico e uno funzionale. La maggior parte delle rocce sono, infatti, prive di contesto archeologico e non presentano una funzione evidente. Si aggiunga a questo che, nonostante il fenomeno della coppellazione sia vasto, le evidenze sono sicuramente meno espressive dei contesti figurativi. La Val Senales (Alto Adige nord occidentale) è ricca di testimonianze di questa “arte minore” presentando massi erratici e rocce affioranti istoriate da numerose vaschette poco profonde o cavità singole molto larghe e profonde. Le rocce più elaborate presentano canalette o possibili simboli solari, mentre la sovrapposizione di elementi quali le croci indicano una perpetrazione nel tempo delle manifestazioni. La loro distribuzione non uniforme nel territorio ha fatto supporre un forte legame con quest’ultimo.
L’interesse per il fenomeno della coppellazione in Val Senales è nato nel 2001 durante lo studio promosso dall’Università di Stoccolma nella persona del prof. Sjövold Torstein in collaborazione con l’Università di Trento e con il dott. Dal Rì dell’Ufficio Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Bolzano. Le ricerche miravano alla definizione dell’estensione dell’antica area umida del bacino di Vernago, la sua datazione e l’antropizzazione del territorio circostante.
Dal momento che i massi complessi, ovvero quelli che riportano numerose coppelle, sono pochi mentre le rocce con coppella singola sono molto più frequenti, il principale motivo di interesse è costituito dalla loro diffusione capillare sul territorio.
I principali litotipi presenti nell’alta Val Senales sono la fillade, il micascisto e lo gneis quarzitico, ben visibile all’imboccatura della valle. Sono rocce soggette ad erosione per azione degli agenti atmosferici che spesso creano non solo spaccature, ma anche depressioni e ‘vaschette’ simili alle forme artificiali. L’azione erosiva è riconoscibile anche nelle fogge artificiali poiché smussa gli spigoli vivi, allarga le forme e scava ulteriormente il fondo che, nelle evidenze più grandi, può creare delle pareti introflesse.
I massi sono stati rilevati, schedati in una banca dati appositamente progettata e geograficamente posizionati. Il posizionamento e la catalogazione delle rocce (e di altre evidenze legate alla frequentazione dell’area montana) assumono quindi un ruolo importante nell’interpretazione di un fenomeno che sembra acquisire nel corso della ricerca implicazioni territoriali rilevanti. A tale scopo sono state usate carte escursionistiche in scala 1:25.000 e la Carta Tecnica Provinciale in scala 1:10.000; dal 2004 sono stati eseguiti anche rilievi tramite sistema GPS. Un sistema di archiviazione dei dati (database), che ha considerato anche precedenti esperienze di schedatura di evidenze simili (cfr. Priuli 1983; Santacroce 1992; Seglie 2003), è stato appositamente creato per la catalogazione dei massi coppellati. Secondo uno schema gerarchico di tabelle relazionate (“Siti” – “Massi” – “Coppelle” – “Appendici o elementi associati”) vengono inserite le principali caratteristiche dell’area, del supporto e delle coppelle come le dimensioni, la forma, la disposizione, l’esposizione, la vicinanza con strutture attuali quali malghe o bivacchi di pastori e principali aspetti naturali della zona. In altre parole le coppelle, singole o in combinazione tra loro, sono state considerate come parte integrante di un paesaggio umano non più visibile (insediamenti con capanne, aree di caccia, di lavoro, di passaggio, punti di riferimento, luoghi di aggregazione o di interesse ritual-culturale, ecc.). Lo studio delle rocce coppellate viene ad intrecciarsi e diventa parte integrante dell’ analisi dell’uso del territorio dal Mesolitico ai giorni nostri sottolineando, attraverso questo elemento di cultura materiale, continuità e discontinuità della frequentazione umana Si propone un approccio geografico ad una manifestazione che non ha solo implicazioni artistiche, ma funzionali e simboliche e che può essere compreso solo se considerato come sistema basato sui differenti usi del territorio nel tempo. Il metodo d’indagine applicato in questo caso alla documentazione ed analisi di un contesto poco noto potrà essere allargato geograficamente alle valli limitrofe e comprendere anche l’arte figurativa.
La documentazione fotografica è stata realizzata in formato digitale e non si limita ai massi, ma comprende anche il contesto in cui sono inseriti e il panorama circostante. Siti con coppelle singole e regolari sono stati descritti per mezzo di schizzi planimetrici e profili del masso e delle concavità; per le manifestazioni più complesse si è provveduto ad un rilievo delle superfici in scala 1:1 realizzato con pennarello indelebile su fogli di nylon trasparente. Tutti i rilievi sono stati scansionati e vettorializzati in ambiente GIS per poter confrontare le evidenze tra loro (rapporti dimensionali e geometrici) e con le caratteristiche topografiche del territorio circostante (valli, cime, passi, creste, percorsi ecc).

Le diverse parti che costituiscono la documentazione (posizionamento dei siti, database, rilievo grafico) dopo l’elaborazione vengono inseriti in un sistema informatico territoriale (GIS, Geographical Information System) e integrati con la cartografia disponibile per la provincia di Bolzano (C.T.P. 1:10.000, ortofotocarte, inquadramento geologico generale, carta geologica 1:100.000, carta dell’uso e della copertura del suolo, mappatura dell’idrografia – sorgenti e laghi compresi –, delle frane, delle zone a rischio idrogeologico, curve di livello vettoriali, clivometria 1:10.000 (in %), esposizione 1:10.000, ombreggiatura e tematismi specifici come rete viaria, piste da sci, malghe ecc) e con quella realizzata durante le ricerche (sentieri, vie di transumanza, luoghi di culto ed edicole, contesti archeologici, centri abitati, passi montani, cime, pascoli, bivacchi e strutture dei pastori, massi del sale, luoghi di sosta, edicole sacre ecc).


Approfondimenti:

Cavulli F., 2005. Geografia di un “segno minore”: i massi coppellati della Val Senales.pdf »»

Cavulli F., 2012. I massi coppellati della Val Senales come fenomeno simbolico-funzionale legato al territorio. Metodi e risultati preliminari. Preistoria Alpina , 46 II (2012): 83-91