Grotta Perciata (TP)

Grotta Perciata, ovvero forata, prende il nome dallo sperone di roccia soprastante che presenta un’apertura probabilmente originata da una combinazione di eventi carsici ed erosione eolica. Si apre a occidente sulla piana di Castelluzzo di fronte al Monte Cofano. La grotta viene anche citata col nome di Grotta Grande di Macari dal Raymond Vaufrey, archeologo francese che all’inizio del XX secolo individua in Sicilia numerosi siti paleolitici.

La volta ha un’altezza di m 15 dal suolo attuale e una larghezza di m 20. La cavità ha una profondità massima di m 35 e si trova ad una altezza di m 65 slm. Al di sotto si estende un ampio talus che raggiunge la piana sottostante. A sud dell’apertura si trova un conoide di frana con grosse pietre proveniente dalla spaccatura in alto tra gli speroni di roccia friabile più orientali del massiccio. Il livellamento e il terrazzamento con muretti a secco della superficie antistante la grotta da parte dei pastori non fanno apprezzare a pieno il crollo della parte più esterna della volta che, qualche migliaia di anni fa, doveva essere molto più aggettante di come la vediamo oggi. Le grosse lastre e pietre nella parte interna fanno intendere come la grotta non sia ancora ben assestata.

La semplice perlustrazione del talus sottostante la grotta permette di comprendere quanto prolungata sia stata la frequentazione della zona. I numerosi strumenti litici in selce che si rinvengono sparsi sono riconducibili essenzialmente a tipologie diffuse durate la fine del Paleolitico Superiore (punte a dorso in primo luogo). La presenza neolitica, testimoniata da alcuni frammenti ceramici con superfici impresse, sembra meno documentata. Al contrario sono piuttosto abbondanti i resti vascolari greci (ceramica a vernice nera), di età romana (anfore e frammenti di ceramica sigillata) e medievali (sia di tradizione islamica che normanna).


Approfondimenti:


Grotta Perciata e il suo territorio »»

Grotta Perciata: le indagini archeologiche »»


In collaborazione con Soprintendenza per i Beni Archeologici di Trapani e Università degli Studi di Bologna.